Aktuelles

Neues vom Sprachinselkomitee und den Sprachinseln
  • Deutsche Sprachinseln
  • NEWS
  • Europäische Charta der Regional-oder Minderheitensprachen – 1. Kommission des Senates: Diskussionsbeitrag von Domenico Morelli (CONFEMILI)

Europäische Charta der Regional-oder Minderheitensprachen – 1. Kommission des Senates: Diskussionsbeitrag von Domenico Morelli (CONFEMILI)

von Online-Redaktion (Kommentare: 0)

Comitato nazionale federativo minoranze linguistiche d’Italia (CONFEMILI)

aderente a

The European Bureau for Lesser – used Languages.

Le Bureau européen pour les langues moins répandues

 

 

 

Vorrei offrire un mio contributo  come  presidente del CONFEMILI, l’organizzazione che da venticinque anni  opera per creare una solidarietà fra le varie comunità linguistiche d’Italia , per la tutela di comuni interessi, proponendo concreti obiettivi soprattutto nel campo scolastico e dei mass- media, partecipando agli organismi statali centrali e periferici incaricati di attuare le leggi stesse.

La ratifica della Carta europea delle lingue costituisce anche per l’Italia un soggetto di grande attualità.

L'Italia è un paese multilingue. Le plurilinguismo e la diversità culturale sono alcune delle sue caratteristiche principali. Italia ha il dovere di proteggerli e di prendere misure attive per la promozione delle lingue, soprattutto in relazione alle lingue minoritarie.
Italia possiede a questo scopo un ampio quadro legislativo nazionale e ha aderito alla Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali.

La ratifica della Carta europea delle lingue costituisce allora. l’opportunità  che un paese fondatore  del Consiglio d'Europa, quale è l'Italia, provveda sollecitamente all'esecuzione di questo importante strumento internazionale.

Va dato atto peraltro che l'Italia, ancora prima di sottoscrivere la Carta nel 2000, ne aveva già dato di fatto un'attuazione sostanziale, approvando la legge n. 482 del 1999

Quindi la ratifica della Carta europea  per le lingue regionali o minoritarie costituisce uno degli atti conclusivi dell’impegno dello Stato italiano a tutela delle minoranze linguistiche.

Nel dicembre del 2002 il Governo di sua iniziativa ha presentato una proposta per  che  il 16 ottobre 2005 la Camera ha approvato in un testo unificato che purtroppo è stato respinto dal Senato nell’ ultima seduta della legislatura..

Il disegno di legge del Governo approvato dalla Camera, si limita a ratificare la carta applicando le diverse graduazioni di intervento  delle  misure di tutela  in linea con la Normativa vigente: la legge n. 482/1999 recante “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”  che ammette alla tutela le lingue di dodici minoranze linguistiche riconosciute. Si tratta delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo.

 Questa presa di posizione  può essere ritenuta riduttiva, in quanto il nostro Paese è dotato anche di altre leggi a tutela delle minoranze linguistiche. In questo senso il difetto del disegno di  legge è costituito dalla mancanza di ogni partita innovativa per potenziare le misure di tutela previste..

In questi tredici anni l’iter di ratifica  si è fermato a causa  degli  emendamenti  proposti dalle varie forze politiche che , in qualche misura, o  tendono ad  ampliare il grado di tutela di alcune  lingue, in particolare nell’ambito dell’insegnamento e dei media, rendendo disomogenea la garanzia fra le varie minoranze, la quale è insita nell’impianto normativo  della Legge 482/99  o vogliono inserire altre lingue non previste dalla L.482/99.

In corrispondenza dell’accrescimento del  grado di tutela secondo i Governi che si sono succeduti, si  determina un incremento dell’onere del servizio a carico dello Stato, tenuto conto che la relazione illustrativa del Disegno di legge, afferma che dall’attuazione della Convenzione non debbano derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Le  resistenze all’approvazione del disegno di legge  sono venuti dalla Lega, che pretende che tra le lingue da tutelare fosse inserito il piemontese , il veneto,.ed altri dialetti ( e surrettiziamente emendare in questo modo  la legge 482/99) Difficoltà nell’iter della legge è stato causato dalla volontà dei deputati friulani di inserire l’art. 5 nel disegno di legge( Atto Senato n.2545) un riferimento all’introduzioni di misure dirette ad assicurare anche attraverso l’utilizzo di frequenze dedicate , la diffusione delle lingue friulana e sarda.

L’Articolo di per sé non contiene impegni specifici. In particolare la dicitura “senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato” garantisce il Ministero delle Comunicazioni, che sarebbe vincolato soltanto in relazione all’aspetto normativo e non quello finanziario. Il richiamo all’utilizzo di frequenze dedicate potrebbe rappresentare un vincolo parziale, in quanto per il Friuli già esiste la cosiddetta Rete 3 bis che potrebbe essere utilizzata anche per le trasmissioni in lingua friulana.

Peraltro la Legge 482/99 già prevede, nell’ art.12, l’obbligo per la Rai di assicurare trasmissioni nelle lingue delle minoranze riconosciute, tra le quali anche il Friulano ed il Sardo. Si ritiene opportuno rammentare che questo articolo tuttora non ha trovato adeguata applicazione per nessuna delle minoranze riconosciute; ne fanno eccezione le lingue che hanno ottenuto tali trasmissioni in forza di altre disposizioni di legge (tedeschi, francesi, sloveni e ladini). Appare logico che l’applicazione di tale norma di legge per le altre minoranze, che appare comunque inderogabile, non potrà non tenere conto della concentrazione numerica e territoriale delle minoranze e quindi garantire servizi più sostanziosi proprio a friulani e sardi.

Su tutta la questione comunque la situazione è cambiata, con il passaggio alla digitalizzazione.

Ciò premesso si ritiene doveroso sottolineare che sono trascorsi più di 13 anni dalla firma della Carta e che a livello internazionale tale ritardo sembra diventare insostenibile.

In conclusione l’Italia ha finora sempre rifiutato di ratificare questo importante strumento internazionale, essenzialmente per due motivi: il timore di dover affrontare costi significativi per garantire il godimento dei diritti linguistici previsti dalla Carta, e la mancata volontà di includere anche la lingua della minoranza Rom."

Nella relazione che accompagna il suo disegno di legge, il sen.Palermo dimostra come la ratifica della Carta non comporterà costi ulteriori rispetto a quelli che l’Italia già sostiene per l’attuazione della Convenzione Quadro per la tutela delle minoranze nazionali. L’esclusione della lingua romanì, parlata tra l’altro da pochi esponenti della minoranza, rappresenta una discriminazione ingiustificata, come ripetutamente rilevato dagli organismi internazionali di monitoraggio..

:Il Governo italiano, pur in mancanza di una normativa nazionale, sostiene con specifiche misure le popolazioni Rom e Sinti, con particolare riferimento ai settori dell’istruzione, dell’edilizia e dell’inserimento nel mondo del lavoro.

Indipendentemente dalla valutazione sull’adeguatezza o meno di queste misure, pur in assenza di un riconoscimento della comunità Rom come minoranza in senso formale, può ravvisarsi una forma di riconoscimento in chiave sostanziale. Dall’insieme dei provvedimenti adottati, non sembra potersi infatti desumere un rifiuto dell’ordinamento di conoscere tout court Rom e Sinti quali minoranze nazionali. Appare piuttosto sussistere un riconoscimento implicito, settoriale e variegato che riflette, nella molteplicità degli interventi, la complessità dell’articolazione istituzionale del nostro ordinamento ( Cfr. COMMENTS OF THE GOVERNMENT OF ITALY ON THE THIRD OPINION OF THE ADVISORY COMMITTEE ON THE IMPLEMENTATION OF THE FRAMEWORK CONVENTION FOR THE PROTECTION OF NATIONAL MINORITIES BY ITALY ( maggio 2011).

La ratifica della Carta consentirà all’Italia di tornare ad essere un ordinamento esemplare, su scala europea, per la tutela delle minoranze linguistiche e delle loro culture

Tanto più che il riconoscimento  positivo del patrimonio culturale e linguistico, rende più coeso,  forte e sicuro il tessuto sociale del nostro Paese .  

Come Comitato ci attiveremo perché  che il Governo faccia tre cose:

1. Il Governo presenti un disegno di legge per la ratifica della Carta con l'impegno di accelerare l'iter per l'approvazione.

2. Il comitato o la commissione decida sul testo e i rappresentanti dei vari ministeri concordino il testo non modificabile, segnalando  ciò, a chi di dovere (ministro per i rapporti con il parlamento?) in modo da evitare diversità di atteggiamento all'interno della maggioranza.

 Al fine di accelerare la procedura  conviene che il governo insista sul testo concordato, ritenendo che la proposta abbia raggiunto, dopo oltre 15 anni di discussione un livello di maturazione tale da poter essere velocemente licenziata.

3. Decida chi dovrà seguire l'iter parlamentare della legge di ratifica. E' pericoloso che per il Governo si presenti sempre con uno a caso(come è successo nella passata legislatura) .(sottosegretario esteri, affari regionali, comunicazioni…)magari sempre un sottosegretario diverso.

Le risorse soldi investiti per l’insegnamento e apprendimento della lingua materna non sono una spesa, ma un necessario investimento per il futuro. Perché la coscienza della propria identità è «l'infrastruttura» più necessaria su questa terra.

Nel 2001 il Segretariato della Carta Europea ha già organizzato in collaborazione con il CONFEMILI un Seminario di sensibilizzazione dei Parlamentari delle Amministrazioni interessate che ha avuto un buon successo. Siamo disponibili a ripetere l’esperienza sperando in un risultato migliore.

Zurück